Kava e non solo…un viaggio nella tradizione

 

La Kava o il Kava (o Yaqona o Sakau o Kawa Kawa) è una bevanda antichissima, a base di un’erba (Piper Methysticum), molto gradita alle famiglie reali del Pacifico del Sud. Si pensa sia originaria della Melanesia, anche se è da molto tempo radicata anche nelle isole della Polinesia. Anche se è stata bevuta per secoli dagli isolani, soltanto durante il viaggio del capitano Cook nel Pacifico nel 1768-1771 l’ uomo bianco è venuto a conoscenza della pianta e del relativo consumo nelle cerimonie sacre. Secondo una descrizione di Cook: << i nativi hanno masticato e pestato la radice di questa erba mescolandola con l’acqua per ottenere una brunastra, spesso amara bevanda da consumare per le relative proprietà psicoattive. >> Una bevanda calmante dagli effetti medicinali provati, che combatte l’ansia e l’affaticamento in modo naturale. I principi attivi di questo antideprimente combattono i pensieri cupi e portano in una felice condizione di calma e tranquillità. La Kava è straordinaria per il trattamento di alcune emicranie e crampi muscolari e soprattutto rilassa il corpo mantenendo però la mente lucida. 
Questa bevanda tradizionale svolge ancora un ruolo chiave nelle società Fijane, Samoane e Tongane, nella quali viene bevuta durante le cerimonie per onorare gli ospiti, unire i partecipanti e rafforzare le identità sociali. 
La pianta fa parte della famiglia del pepe nero, il cui principio attivo si chiama kavalattina e si trova concentrato nelle radici. Le radici asciugate vengono pestate sino a ridurle in polvere che ora viene venduta anche in sacchetti nei supermercati locali o spedita in tutto il mondo da ditte specializzate. 
Una delle Kava di migliore qualità si chiama ” Waka “, e contiene la più alta concentrazione di kavalattine (per il piacere del bevitore !). 
Quando gli Europei stabilirono i primi contatti con le isole del Sud-Pacifico nella prima metà del diciottesimo secolo,  scoprirono che la Kava svolgeva un ruolo centrale nella vita politica, sociale e religiosa degli isolani, (Lebot, 1992: 1).  Un certo numero di produttori e di studiosi hanno tentato di descrivere questa pianta e le relative proprietà, dando origine alle varie teorie sugli antichi e moderni usi. Molte scrittori hanno esaminato il ruolo culturale della Kava, influenzato purtroppo oggi dall’uso ed abuso dell’ alcool, introdotto dai bianchi. 
La Kava è così radicata in Oceania che può essere vista come un frammento di cultura che collega tutte le genti del Pacifico attraverso migliaia di miglia di oceano. Si pensa che abbia un ruolo sociologico paragonabile all’ uso di peyote in molte tribù native dell’America, o al masticare della coca in Perù o ancora all’ uso di oppio il Medio Oriente ed in Asia. Anche se l’ uso della Kava è diminuito a causa delle proibizioni dei missionari e all’introduzione degli  alcolici,  (prima sconosciuti in Oceania),  è ancora largamente consumata,  particolarmente in Polinesia occidentale sia durante le cerimonie convenzionali che informali. Ultimamente l’interesse per la Kava è molto aumentato poichè dopo l’indipendenza politica dall’Inghilterra si cerca di far rivivere le tradizioni etniche, che erano state soffocate dai missionari e dalla colonizzazione. La bevanda della Kava mantiene dunque una posizione importante come bevanda sociale, come medicina per vari malattie e come rilassante in isole come le le Fiji, Tonga e Samoa.


Tradizione:

La Kava è presente in tutti i raduni ricreativi e sociali. È usata come bevanda sociale dai capi e dagli anziani di alto rango, così come anche dalla gente comune, è bevuta come forma di benvenuto per gli ospiti, consumata durante la preparazione ed il completamento di un evento o di un lavoro, rafforza l’unione, festeggia le nascite, i matrimoni (nel 1998 sono stato invitato ad uno di questi nell’isola di Taveuni, nelle Fiji), celebra i funerali, allevia lo sforzo, cura le malattie, le nevrosi. 
Alle Hawaii, la Kava è bevuta durante le cerimonie divinatorie, durante l’assegnazione di un nome ai bambini di un anno, durante la consacrazione di un bambino maschio, o durante l’ iniziazione delle giovani ragazze accompagnata dai canti tradizionali e dall’ hula (danza). 
In Tikopia (Isole Salomone), la Kava afferma i simboli sacri e può essere usata come libagione religiosa mentre talvolta viene versata sulla terra anziché bevuta. È bevuto anche durante i rituali tra consanguinei oppure tra i membri di uno stesso stato sociale nonchè durante le pubbliche punizioni ad un misfatto. Molta gente veniva perdonata dai loro crimini dopo una cerimonia di Kava. 
La condivisione della ciotola di Kava rinsalda le amicizie lenendo timori, odi e asti a tutto vantaggio di un sano tessuto sociale. 
Sull’ isola di Wallis (Polinesia Francese), le decisioni ufficiali sono prese durante una cerimonia di Kava con la quale ci si riconcilia con i nemici ristabilendo la pace. Anche qui, coloro i quali hanno commesso un crimine hanno il permesso (spesso) di andare in giro liberamente, grazie alla cerimonia della Kava. 
La Kava è solitamente l’ unico modo accogliere favorevolmente e con tutti gli onori gli ospiti: l’ex first lady Johnson ha bevuto la Kava quando venne nel Sud Pacifico come pure il Papa Giovanni Paolo II. Ma la bevanda della Kava non è l’ unico modo per cementare i rapporti. A volte, basta presentarsi agli altri con una radice di Kava per dare un segno di benvenuto e di pace. 
Nelle Fiji e a Tonga, la Kava permette che i partecipanti comunichino con il supernaturale. La Kava riafferma anche la  condizione gerarchica dei presenti non lasciando dubbi su determinati diritti e privilegi di alcuni soggetti. Ciò si può vedere nelle cerimonie convenzionali notando la disposizione dei posti a sedere, la fila che viene per prima servita, e le complesse e dettagliate procedure di preparazione della bevanda ricche di gesti simbolici comandate dagli elementi da rango maggiore (per esempio un capo-villaggio).


La cerimonia del Kava:

Immaginate una grande stuoia tessuta con le fibre delle foglie della palma da cocco con sopra una grande ciotola (Tanoa) di un legno molto duro con sotto delle corte zampe. Nella parte anteriore del Tanoa vi sono delle corde rossastre fatta con le fibre della buccia della noce di cocco. All’ estremità delle corde vi sono attaccate delle conchiglie bianche che saranno orientate verso un capo oppure verso l’ospite d’onore. Poi i partecipanti si mettono a sedere sulla stuoia intorno alla ciotola disposti a cerchio. Dietro il Tanoa prende posto l’uomo che preparerà la Kava ed alla sua destra quello che la servirà. La Kava sarà servita in tazze formate dalla mezza buccia della noce di cocco. Il Tanoa viene riempito di acqua ed il preparatore dispone una certa quantità di Kava in un panno che fungerà da setaccio, quindi immerge il panno nell’ acqua e comincia a massaggiarlo delicatamente. L’ acqua gradualmente prende un colore marrone ed opaco. Quando il preparatore ritiene sia arrivato il momento giusto viene offerta all’ ospite d’onore la prima tazza di Kava che giudicherà se la bevanda è troppo debole o troppo forte. Se è troppo debole il panno verrà rimesso in acqua per continuare la preparazione, se è troppo forte, verrà aggiunta un pò d’acqua. Una volta terminata definitivamente la preparazione il preparatore appoggia entrambe le mani sull’ orlo del Tanoa, applaudisce tre volte ed afferma ” il Kava è pronto, o mio capo !”. 
Ora sono tutti pronti a bere. Il preparatore immerge la tazza nella Kava e la dà all’uomo alla sua  destra che la passa (con il dito spesso immerso) a turno a tutti i partecipanti iniziando da quelli vicini a lui. Ogni bevitore applaude una volta in segno di accettazione e beve d’un fiato senza pausa. Poi il bevitore e il resto della gente seduta intorno al Tanoa applaude tre volte in segno di apprezzamento e la tazza viene ridata all’uomo accanto al preparatore che la riempirà nuovamente. Questo processo è ripetuto fino a che tutti non abbiano avuto una tazza da bere. Durante gli intervalli fra una tazza e l’altra, i bevitori rilassati parlano, cantano e raccontano storie. Gli intervalli non hanno una lunghezza determinata e tutto è lasciato alla discrezione del preparatore.  Infatti lo scopo della cerimonia non è quello di svuotare semplicemente il Tanoa il più rapidamente possibile, ma godere con gli altri l’ esperienza comune della Kava. Quando il Tanoa è vuoto, se il gruppo lo vuole, viene ripreparata un’altra ciotola di Kava fresca ed il giro continua, spesso per ore.


Scopi medicinali:

La Kava è stato usata in tutta l’ Oceania per calmare i nervi, indurre il rilassamento ed il sonno e combattere l’ affaticamento. Era bevuta per purificare gli apparati urinari, per dimagrire e per alleviare l’ asma e i reumatismi. Si pensava che la Kava fosse un toccasana per emicranie, spasmi e per calmare la sifilide ed la gonorrea. Ancora oggi molti isolani credono che la Kava ristabilisca la resistenza fisica,  sia afrodisiaca e lenisca i dolori di stomaco e molte altre indisposizioni. Oltre che bere la radice pestata, il kava è usata anche per purificare gli ambienti allo scopo di scacciare le malattie. 
La  Kava macerata usata nelle applicazioni ad uso esterno (impiastri) o masticare semplicemente la radice, fa parte degli altri metodi medicinali, anche se berla nella maniera tradizionale rimane il metodo più popolare. 
La sua attività ansiolitica e sedativa è particolarmente utile in soggetti con stato di ansia e tensione emotiva, con manifesta difficoltà ad addormentarsi, tremori, ipereccitabilità, tensioni, muscolari, tic nervosi, etc. Questa pianta non sembra che possa modificare in senso depressivo la vigilanza, come invece fanno i sedativi di sintesi. Un altro effetto della Kava, svolto a livello di sistema nervoso centrale,è quello di rilassare la muscolatura. Può provocare disturbi della pelle o allergie cutanee, che però scompaiono rapidamente dopo la sospensione dell’assunzione. Può aumentare l’effetto di quasi tutti gli psico-farmaci ed esaltare gli effetti dell’alcol sull’organismo. È sconsigliata l’assunzione durante la gravidanza. 
Chiaramente in questa pagina Web non si vogliono assolutamente dare consigli medici, sono solo un viaggiatore che ha gradito la Kava !. Tutto il materiale reperito nel Web e soprattutto tramite esperienze personali nei miei viaggi nel Sud Pacifico ha solo lo scopo di informare sulla tradizione della Kava, non incitare a berla. Dico questo perchè sebbene in Italia era reperibile liberamente presso le erboristerie con il nome di Kawa-Kawa o erba dell’Oceania fino agli inizi del 2002 ora è stata ritirata dal commercio per lieve tossicità epatica. (Fonte: http://www.farmacovigilanza.org/fitovigilanza/corsi/20020831.01.asp )


Origine:

È difficile definire con certezza l’ origine dell’ uso della Kava in Oceania poiché niente è stato scritto prima dell’arrivo degli europei, tuttavia esistono delle teorie avvallate dalla tradizione orale dei popoli del Pacifico tramandata da generazioni e generazioni: 
Newell ha sostenuto nel 1947 che la Kava è stata diffusa in tutta l’Oceania dai primordiali migratori Polinesiani originari dell’aree della Nuova Guinea e dell’ Indonesia. 
La seconda teoria afferma che la Kava proviene dal subcontinente Asiatico. Handy nel 1972 collegò infatti la cerimonia della Kava con la cerimonia del tè cinese. 
Williamson nel 1939 ha detto che la Kava fu portata dal sud dell’ India. 
Un’altra ipotesi la collega alla noce del Betel (il pepe indiano) masticata dagli indiani. Questi ultimi quando si trasferirono in Oceania, non avendo più a disposizione questa pianta, la sostituirono con le radici della Kava. 
Ma la teoria più recente e meglio accettata è quella di Vincent Lebot che con prove botaniche dimostrò che la tradizione della Kava è iniziata in qualche isola remota della Melanesia: forse a Vanuatu, oppure nelle isole Salomone o addirittura nella Nuova Guinea.


Ripartizione geografica:

Nel passato, la Kava si poteva trovare e consumare in quasi tutte le isole del Pacifico. Il consumo andava dalla Nuova Guinea alle Hawaii,  (tranne la Nuova Caledonia), dalla Nuova Zelanda alla maggior parte delle isole di Salomone. Attualmente, l’ uso è ristretto alla Polinesia occidentale, in particolare a Samoa e Tonga e alla maggior parte di Melanesia, soprattutto nelle isole Fiji. Può essere trovata anche nell’ isola di Pohnpei, in Micronesia. Completamente sparita invece nelle isole Cook, Tahiti e nell’ isola di Pasqua (Rapanui). 
Nelle Hawaii, la Kava chiamata anche” Awa ” è stata usata fino alla fine del diciannovesimo secolo. È stata usata dagli ” Ali’i ” (i capi  ed dagli ” Kahunas”  (uomini sapienti, saggi) come pure dagli ” uomini comuni ” sempre a scopo medicinale o di relax. Ma dopo il 1948 non fu piu’ bevuta malgrado la pianta continuasse a crescere (e continua anche oggi) spontaneamente nei luoghi Hawaiani più selvaggi. Oggi Tonga, Fiji e Samoa sono i centri di maggior consumo dove la cerimonia della Kava assume un importante simbolismo magico e religioso.


Significati della Kava come folclore:

Come si può immaginare molto folclore circonda la Kava. Gli aneddoti, i canti, le storie, i racconti popolari sulla Kava sono abbondanti. I miti e le leggende raccontano le proprietà 
e le origini della Kava. 
Un leggenda racconta che la Kava che è stata introdotta a Tonga dall’ isola di Lau nelle Fiji. 
Un’altra narra che la radice fu trovata sulla tomba di un lebbroso a Tonga e spiega perchè la Kava è stato usata un tempo soltanto nei rituali religiosi: la leggenda racconta che una coppia di sposi a Tonga, Feva’anga e sua moglie, uccise la loro figlia lebbrosa per farla mangiare (ricordo le tradizioni antropofaghe del Pacifico) al capo villaggio durante un periodo di carestia. Invece, il capo villaggio disse a Feva’anga di seppellire il corpo e di riportare la pianta che si sarebbe sviluppata nei pressi della tomba. Dopo alcune settimane una pianta di Kava si sviluppò in cima alla testa della figlia. In alcune versioni, la Kava è sostituita dalla canna da zucchero che si sarebbe sviluppata dalla vagina della figlia  sepolta. 
Da notare che il tema della Kava che cresce da un corpo in decomposizione meglio se sacrificato è solitamente collegato all’ idea che la Kava è una bevanda sacrificale. Dunque chi beve tale bevanda si trasforma simbolicamente in una vittima sacrificale senza però subire le materiali conseguenze. 
Un’altra leggenda spiega i poteri magici della pianta basandosi sul racconto di una donna che osservato un topo masticare la radice vide il ratto dapprima in coma e poi, in un secondo momento, rianimato, quasi risuscitato. 


Le Ricette:

La Kava Kava o semplicemente Kava è stata usata come calmante ed alleviante delle fatiche dalla gente del Pacifico del sud per ben tremila anni. Originalmente la bevanda era preparata dalle ragazze vergini che masticavano la radice sputandola nella ciotola per la preparazione della Kava. 
Questa è una delle ricette oramai abbandonate !. Oggi la bevanda della Kava  è preparata, nelle isole, mescolando la polvere della radice di Kava con acqua. L’odierna polvere di Kava (che si vende persino via internet) è estremamente fine e non richiede necessariamente una filtrazione. Il gusto di erbe è molto particolare, leggermente amarognolo (infatti in lingua Maori Kava significa “amaro”) e tende ad anestetizzare le labbra mentre l’aspetto è simile all’acqua di una pozzanghera.

 Preparazione tradizionale della Kava:

Versare circa 3 – 6 cucchiai da tavola di polvere di Kava (più o meno secondo le preferenze) in un pezzo di stoffa filtrante (vanno bene anche i collant e le bustine da tè) ed immergerlo in mezzo litro/ 1 litro d’acqua a temperatura ambiente.  Per almeno uno, due minuti bisogna strizzare e comprimere bene il panno per estrarre completamente i principi della polvere nell’ acqua . Chiaramente con tempi più lunghi  si ottiene un sapore più forte. 
Alla conclusione di questo processo la kava è pronta da bere. Chi trova il sapore della Kava troppo “sciapo” , può aggiungere zucchero oppure succo di frutta o le proprie erbe favorite come: liquirizia in polvere, zenzero grattato fresco, il cardamonio, la noce moscata, etc.

Nota: La Kava non è solubile in acqua, quindi per mantenere sospesa la polvere bisogna frequentemente mescolarla !

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