Archivi del giorno: ottobre 30, 2009

Hotel Majestic Roma-La Mantia

logo_majesticIl cibo nasce con la vita ed occupa una parte fondamentale della nostra esistenza. L’esperienza derivata da anni di innovazioni e ricerche, ha portato alla necessità di tornare ad un consumo della ‘materia cibo’ consapevole e rispettosa del nostro corpo. L’interesse cresciuto attorno al cibo si è trasformato in fenomeno ma non sempre l’innovazione ha portato a preservare le tradizioni culinarie legate al territorio. Sono orgoglioso delle mie radici siciliane, la presenza sul territorio di varie popolazioni, ha reso questa terra fertile e generosa di profumi, sapori e tradizioni alle quali mi ispiro ogni giorno per il mio mestiere di cuoco. La mia grande scommessa è stata l’eliminazione di alcuni elementi solitamente immancabili nella cucina tradizionale italiana, l’aglio e la cipolla. Niente soffritti, ma basilico, menta, capperi, origano, mandorle e cannella. Fondamentali gli agrumi, li uso indistintamente per realizzare ricette salate e dolci. Riscoprire antichi piatti della cucina tradizionale è un viaggio nella storia e nel costume di un popolo. Alcune ricette come la zucca in agrodolce oppure gli anelletti infornati hanno origini umili. Questa ultima ricetta, preparata con le cotenne di maiale, melanzane fritte, uova ed il canestrato, un formaggio molto saporito e poco costoso, scatena in me il ricordo dell’ odore che si diffondeva in tutta la casa. Il mio intento in cucina è il ritorno alla semplicità, dalla scelta dell’ingrediente alla lavorazione. Sono fermamente convinto che l’uso dell’aglio impedisca di esaltare i sapori e gli odori ‘naturali’ degli ingredienti. La mia predilezione per gli agrumi segue questa direzione, profumi e sapori che restano indelebili nella memoria e legati al ricordo della degustazione. Non vorrei che si scambiasse questa mia scelta per un atteggiamento o una moda del momento. Nel mio percorso di innovazione, resto ancorato alle tradizioni antiche della mia terra. Il clamore creato intorno alla figura dei cuochi star, ha portato ad un’esasperazione del fenomeno stesso. Il dibattito sul cibo come opera d’arte, creazione e viaggio nella tradizione di ogni singolo paese, è servito a stimolare nuove idee e concetti. Nella mia concezione, parlo di cibo come mezzo per viaggiare senza spostarsi, gustando ricette che esprimano una forza interiore originale tale da rendere quell’esperienza unica, una sorta di meditazione. Amo il mio lavoro ogni giorno di più, mi permette di spaziare con la fantasia e di dedicarmi alle proposte sempre diverse dei miei menu, un omaggio a tutti coloro vorranno far parte di questo viaggio.

Ristorante e terrazza Filippo La Mantia
Aperto dalle ore 20:30 alle ore 23:30
Chiuso la domenica
www.filippolamantia.com
Prenotazioni
Tel. diretto: +39 331 7858542
Tel. generale: +39 06 42144715
Email: prenotazioni@filippolamantia.com

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Grande ritorno sulla scena della ristorazione romana dell’Oste e Cuoco Filippo La Mantia.

la_mantiaFilippo torna all’interno del lussuoso albergo della Dolce Vita, il Majestic di Via Veneto, con il suo “Filippo La Mantia Restaurant”.

L’hotel Majestic è stato appena restaurato (le pareti sono tornate al verde acido di fine ‘800) e proprio in questo abbagliante locale apre il ristorante dello chef siciliano.


L’inaugurazione ufficiale, strettamente ad inviti, è fissata per il 10 giugno, mentre la riapertura ufficiale si terrà il 12 giugno.

Come si può leggere su INformaCIBO l’Oste e Cuoco Filippo La Mantia dai suoi piatti “non fa che togliere e togliere, ha eliminato l’aglio, la cipolla, sostituiti dagli agrumi, pesti di capperi, mandorle, mentuccia, erbe pantesche. Il suo è un percorso a ritroso, dal fritto alla bancarella, alla terra”, ma al Majestic cosa farà?.

Farà sempre la sua personale cucina, ne siamo sicuri. La cucina che lo ha consacrato grande chef lo riproporrà all’interno del Majestic.I piatti simbolo della sua cucina, come il cous cous, preparato con le verdure, con la carne o col pesce, e l’immancabile caponata di melanzane diventeranno i piatti protagonisti del menu studiato per gli ospiti del ristorante romano.A fare da cornice naturale alle prelibate ricette di Filippo La Mantia è lo scenario incantevole che si ammira dallaterrazza del Majestic che si affaccia sui ricordi della Dolce Vita.

L’operazione -ha scritto recentemente il quotidiano La Stampa– è costata un milione, il progetto è dell’architetto Piero Lissoni, la pasticceria è a vista, la sala interna del ristorante ha un tavolo ovale dentro il bow window, prenotato sin d’ora da Sandra Carraro, regina dei salorri romani.

E come sarà il menu del cuoco La Mantia?.

“Ci sarà il menu da 70 euro, che va bene anche a chi può spendere di più….”, afferma l’estroso e imprevedibile chef palermitano.

http://www.filippolamantia.com/

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Carlo Cracco

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Nato a Vicenza nel 1965, ha frequentato l’I.P.C. a Recoaro Terme, vicino Vicenza.
L’istituto fa parte dell’Associazione Europea delle scuole alberghiere e del turismo, istituita nel 1963.

Ha frequentato l’istituto lavorando per il Ristorante “Da Remo” (Vicenza).

Nel 1986 ha cominciato la sua carriera professionale da Gualtiero Marchesi a Milano, il primo ristorante italiano che ha raggiunto le tre stelle Michelin e un notevole riconoscimento dalla guida dei ristoranti Michelin.
In seguito Cracco ha lavorato c/o la “Meridiana” di Garlenda (Savona), di appartenenza alla catena dei Relais & Chateaux.

Ha vissuto per 3 anni in Francia dove ha imparato la cucina francese c/o Alain Ducasse (Hotel Paris) e Lucas Carton (Paris, Senderens).
Cracco finalmente è tornato in Italia, a Firenze è stato primo Chef c/o l’Enoteca Pinchiorri. Durante la sua conduzione ha ottenuto le tre stelle Michelin.

Gualtiero Marchesi lo ha chiamato per l’apertura del suo ristorante L’Albereta”, Ebrusco (Brescia), dove Cracco ha lavorato come Chef per tre anni.
Subito dopo ha aperto “Le Clivie” in Piovesi d’Alba (Cuneo), il quale solo dopo un anno ha guadagnato la stella Michelin.

Dopo pochi anni, ha accettato l’invito della famiglia Stoppani, proprietaria del negozio di gastronomia più famoso di Milano del 1883, per l’apertura del ristorante Cracco Peck, dove Cracco oggi lavora come Chef Executive.

Il ristorante è aperto dal 2001 in un edificio elegante nel centro di Milano e la sua cucina rivisita in modo contemporaneo le specialità tradizionali milanesi, guadagnando le due stelle Michelin, 18,5/20 Espresso e 3 forchette per il Gambero Rosso. Dal 2007 è tra i 50 migliori Ristoranti al mondo.
Da Luglio 2007 unico proprietario del ristorante.03_s

Il Ristorante Cracco nasce il 1 Luglio 2007 da ristrutturazioni e radicali cambiamenti.

Gli interni, completamente rinnovati ed ampliati, sono stati affidati allo studio degli architetti Beretta che hanno realizzato un ambiente elegante e confortevole, reso più prezioso dalla boiseriè di ciliegio che ricopre le pareti.

Le sale possono accogliere una sessantina di ospiti, offrendo un’atmosfera ariosa, modernissima ed elegante, perfettamente in linea con la cucina innovativa di Carlo Cracco.

Un piccolo tavolo per al massimo quattro persone, la “table d’hôte”, si affaccia come su un acquario sul tavolo dello chef e dei suoi collaboratori.

La cucina, diretta e guidata dallo chef Carlo Cracco, rivisita i piatti della cucina tradizionale milanese, e non solo, proponendoli in una chiave contemporanea, combinando i sapori e giocando sui contrasti.

01_sL’immaginosità e la raffinatezza della cucina di Cracco, inoltre, sono amplificate da una cantina unica, risultato di un’accurata selezione, che mette a disposizione dei clienti circa 2.000 etichette selezionati tra i migliori vini presenti sul mercato mondiale.

Il Ristorante Cracco vanta 2 stelle Michelin ed è tra i 50 Migliori Ristoranti al Mondo.

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SICUREZZA ALIMENTARE: TORINO, SEQUESTRATE 10 TON. CIBI AVARIATI

(AGI) – Torino, 30 ott. – Dieci tonnellate di cibi avariati, destinate ad ambulanti e piccoli negozi della provincia, sono state sequestrate dai carabinieri del Comando provinciale di Torino. Sono state trovate in un capannone alla periferia della citta’. Le verifiche effettuate con i militari del Nas hanno documentato il pessimo stato di conservazione e l’inosservanza delle norme igienico-sanitarie. Tre persone sono state inoltre denunciate per frode in commercio perche’ sorprese mentre modificavano la data di scadenza di una grossa quantita’ di confezioni di tonno. (AGI) Cli-To-Ing

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Massimo Bottura

francescana-texte-1Inizialmente grossista di prodotti petroliferi nell’azienda di famiglia, Massimo Bottura nel 1989 coglie al volo l’opportunità di seguire una vecchia passione, e rileva una vecchia trattoria a Campazzo, vicino a Nonantola. Qui apprende i segreti della cucina emiliana, diventando in breve piuttosto noto, tanto da attirare alcuni chef di fama internazionale. Nel 1992 Alain Ducasselo invita per qualche mese nel suo «le Louis XV» a Montecarlo, dove Bottura inizia a prendere confidenza con le raffinatezze e le creatività della cucina Francese.
Dopo aver proseguito la formazione a
New York nel 1995 rientra nella sua Modena, dove rileva una trattoria di cucina tradizionale. L’Osteria Francescana diventa in breve un esperimento unico nel panorama emiliano, caratterizzata da una cucina creativa, a tratti provocatoria.
Nel
2000 lo chef catalano Ferran Adrià, padre nobile della “cucina molecolare”, dopo essere stato in visita alla Francescana, invita Bottura per quasi quattro mesi nel proprio ristorante. Qui lo chef emiliano si destreggia in una cucina che manipola quasi totalmente gli ingredienti, investendo le temperature, le consistenze e lo stato fisico della materia prima, sfruttando anche tecnologie da laboratorio.
All’Osteria Francescana Bottura propone una cucina definita come “informale”, creata mediante una decostruzione dei piatti tradizionali, privati delle forme originali per crearne di nuove ed originali, seguendo il proprio estro creativo.

Nel 2003 riceve il premio di Raisat Gambero Rosso Channel.
Nel
2005 Bottura scrive il suo primo libro, “Aceto balsamico”, seguito nel 2006 da “Parmigiano reggiano” e “PRO. Attraverso tradizione e innovazione”.

Attualmente il locale vanta due prestigiose stelle Michelin, il punteggio di 19.5/20 sulla guida de L’Espresso, un totale di 91 punti sulla guida del Gambero Rosso (cucina 54) che lo piazzano nella top ten della classifica dei ristoranti italiani (unico in Emilia-Romagna), Touring due Medaglie (Top 31). Ultimo grande riconoscimento è stata l’assegnazione alla Francescana del tredicesimo posto nella classifica 2009 dei “50 World’s Best Restaurants”.

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Chef Renato Piccolotto

ocip_350_staff_piccolottoRenato Piccolotto started his career in 1971 as a “commis de cuisine” at the Villa Cipriani in Asolo, where he had the opportunity of being trained by the famous Giuseppe Cipriani.

From 1970, Piccolotto has been working at the Hotel Cipriani in Venice.  He first worked under the management of Giuseppe Cipriani, and then under the management of Natale Rusconi, General Manager of the Cipriani since 1977.
During various seasons, Renato Piccolotto worked in several restaurants and hotel abroad, for example in St. Moritz, Switzerland.

Chef Piccolotto is also the master mind behind the Cipriani Cooking School, which was founded in 1979 at the Cipriani, with the participation of famous gastronomic personalities, of the cooking world, from Julia Child, to Marcella Hazan, from Anne Willan to Simone Beck, from Gregory Usher to Michael James, and finally to the great  James Beard!

After having been “Sous-chef” for a few years, Piccolotto was promoted as the Cipriani’s Chef de Cuisine in 1990.  In this position, he keeps on promoting the great cooking tradition invented and created by Giuseppe Cipriani.

He has been awarded the “Piatto d’Oro” by the Accademia Italiana della Cucina, who recently named the Cipriani Restaurant as one of the five best Restaurants in Italy (1995).

Renato Piccolotto took part in many food festivals organised between 1980 and 2002 by Natale Rusconi in France, England, Switzerland, America, France, Montecarlo, Japan, Brazil, Venezuela, Moscow and Mauritius.

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ALFREDO’S HISTORY

Alfredo Di Lelio (Alfredo the first) in 1908 was just a young man with a great desire to work and a passionatelogo_big2
interest for the culinary art, who found his way to success and world fame starting from his parent’s small restaurant.

It all began when his wife Ines gave birth to their first son. She was very weak after the childbirth, and she didn’t feel like eating at all. Alfredo was terribly concerned and one evening he felt he must do something without delay.

He walked into the kitchen, firmly determined to prepare a dish which would both appeal to his wife and bring her, at the same time, the nourishment she needed. He thought of hand-made semolina noodles (lighter than flour noodles) prepared with excellent butter and fresh parmesan cheese. When the dish was ready, with a prayer to St. Anne, the protector of childbirth, he brought it to his wife, saying: “If you don’t want it, I will eat it!!!”. She accepted it, and she so thoroughly enjoyed it that she asked him to add it to the restaurant menu.
Alfredo’s “majestic noodles” took origin from such auspicious circumstances, and they certainly represented a turning point in their inventor’s life when he decided to open his own restaurant.

With his tireless work, he won the favour of his patrons who came to his restaurant in great number from all over the world. His most rewarding experience was his meeting with Douglas Fairbanks and Mary Pickford, the famous American movie stars, who visited Rome on their honey moon, during their first trip to Europe. They frequently enjoyed Alfredo’s cuisine at lunch and dinner during their stay, and then, before departing, they gratefully decided to leave him a souvenir, and offered him a golden fork and spoon, which have since become the emblem of the restaurant. with the meaningful inscription: to “the King of Fettuccine”. The world press picked up the news and turned it into a special attraction for numerous important personalities who flocked to Alfredo’s restaurant, curious to taste such famous fettuccine, the delicious product of deep loving care


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Caesar salad

Tra le tante insalate che ci vengono presentate nei menù dei ristoranti ne appare sempre una in cima alla lista, come se ormai fosse data per scontata e tutte noi sapessimo cosa diavolo c’è dentro: la Caesar’s Salad.

Quest’insalata è opera di Cesare Cardini, un italiano emigrato in Messico: agli inizi del ‘900 gestiva un ristorante a Tijuana e la storia vuole che il 4 luglio del 1924 Cesare si ritrovò con molti clienti affamati e pochissime provviste, così prese tutto quello che aveva, lo raccolse in una grossa ciotola e mischiò insieme i vari ingredienti. Lattuga, olio d’oliva, limone, sale, pepe, aglio, senape, salsa Worcestershire, parmigiano, pane tostato e tuorli d’uova sbollentate è così che nasce la famosa insalata di Cesare. Un’intervista a Jorge Chávez, l’attuale direttore del Caesar’s Restaurant (Avenida Revolución, a Tijuana), apparsa sul New York Times qualche mese fa, racconta proprio la nascita e la creazione di quest’insalata fuori dal comune, nella quale “ogni sapore si mescola all’altro senza predominare“.

Gli ingredienti segreti di questa insalata sono le uova e la salsa Worcestershire, ma se ne voleste sapere un po’ di più vi consiglio di leggere questo passaggio tratto dal libro “Julia Child’s Kitchen” della famosa chef e critica enogastronomica Julia Child che da giovanissima ha avuto il piacere di assaggiare la vera Caesar Salad di Cesare e di una cosa è certa (smentendo così le molte ricette che troverete on line): non ci vanno le acciughe!

La vera ricetta della Caesar Salad
(secondo Julia Child e Rosa Cardini, la figlia del mitico Cesare)

Ingredienti: 2 cespi di lattuga romana, 2 spicchi d’aglio, sale, pepe, 180ml di olio d’oliva, un limone, 2 uova, 30g di Parmigiano grattugiato fresco, salsa Worcestrshire.
La lattuga romana: staccate 6-8 foglie di lattuga, lavatele con cura senza romperle, asciugatele con della carta assorbente e riponetele in frigorifero mentre preparate gli altri ingredienti.
I crostini di pane: schiacciate gli spicchi d’aglio e metteteli in una ciotolina con un po’ di sale e 3 cucchiai d’olio, lasciate insaporire e poi versate il tutto in un padellino nel quale farete tostare il pane tagliato a dadini. Asciugate i crostini e versateli nella ciotola che userete per l’insalata.
Gli altri ingredienti… et voilà! Poco prima di servire: spremete il limone, fate bollire per un minuto esatto le uova, grattugiate il parmigiano e sistemate tutti questi ingredienti nella ciotola con il resto dell’olio, i crostini, il pepe, il sale e la salsa Worcestershire. Organizzate le foglie di lattuga in un bel piatto da portata, versateci sopra gli ingredienti e girate l’insalata con dei gesti ampi e lenti, proprio come faceva Cesare.

A Caesar salad has romaine lettuce and croutons dressed with parmesan cheese, lemon juice, olive oil, egg, Worcestershire sauce, and black pepper. It may be prepared tableside.

he salad’s history is unclear. Contrary to popular belief it is probably not named after Julius Caesar. It probably was created byCaesar Cardini (an Italian-born Mexican).Cardini was living in San Diego but also working in Tijuana where he avoided the restrictions of Prohibition. As his daughter Rosa (1928–2003) reported, her father invented the dish when a Fourth of July 1924 rush depleted the kitchen’s supplies. Cardini made do with what he had, adding the dramatic flair of the table-side tossing “by the chef”.

Another story is that the salad was created for Hollywood stars after a weekend party. Others suggest Caesar’s brother Alex created it as “Aviator’s salad” for San Diego aviator comrades who were in a hurry, and the dish was renamed later, when Alex was a partner of his brother. A few fellows among Cardini’s personnel claimed the authorship, but without success.

There is no direct documentary reference to it until the mid-1940s— twenty years after the 1924 origin asserted by the Cardinis. It appeared on a Los Angeles restaurant menu in October 1946.

The original Caesar’s salad recipe (unlike Alex’s Aviator’s salad) did not contain pieces of anchovy; the slight anchovy flavor comes from the Worcestershire sauce. Cardini was opposed to using anchovies in his salad.

In the book From Julia Child’s Kitchen, Julia Child describes how she ate a Caesar’s salad at Cardini’s restaurant when she was a child in 1920s, and some 50 years later she called Cardini’s daughter, in order to discover the original recipe. In this recipe, lettuce leaves are served whole on the plate, because they are meant to be lifted by the stem and eaten with the fingers. It also calls for coddled eggs and Italian olive oil.

imagesThe Cardini family trademarked the original recipe in 1948, and more than a dozen varieties of bottled Cardini’s dressing are available today. Some recipes include one or more of mustard, avocado, tomato, bacon bits, or garlic cloves. Rochelle Low is credited with the creation of the “nouveau-Caesar” style by adding the hotly contested ingredient of anchovies to the dressing recipe. This style is found in fancy restaurants with the anchovies served on the side. Cardini’s Brand original Caesar dressing is somewhat different from Rosa’s version.

Many restaurants offer a more substantial salad by topping a Caesar salad with grilled chicken, steak, salmon or shrimp. Certain Mexican restaurants even improvise on items such as substituting tortilla strips for croutons and Cotija cheese for the Parmesan, or the addition of tomatoes in the Letchworth salad.

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Caesar Cardini

180px-Caesar_Cardini_(Cesare_Cardini)_1896-1956Cesare Cardini (February 241896 – November 31956) was an Italian Mexican restaurateurchef, and hotel owner, who is credited with creating theCaesar salad.[1]

He was born in the region of Lago Maggiore and had at least four siblings: Alessandro, Carlotta, Caudencio and Maria. While the sisters stayed in Italy, the three brothers emigrated to America; Alessandro and Caudencio eventually were in the restaurant business in Mexico City. Alessandro, who was called Alex in the USA, is reported to have been Caesar’s partner in TijuanaMexico.

After having worked in European gastronomy, Caesar went to the United States in his early 20s. He ran a restaurant in Sacramento, then he moved toSan Diego where he was in the restaurant business.[2] At the same time he engaged in the same business in Tijuana, Mexico, where he could avoid the restrictions of prohibition. He married Camille, and had a daughter, Rosa Maria Cardini (1928-2003).[3]

Cardini is credited with having created “Caesar’s salad”[4] which became fashionable among Hollywood and other celebrities, especially after he had moved his restaurant a few blocks to the hotel built c. 1929 (nowadays called Hotel Caesar’s).

The family moved to Los Angeles in 1935and Cardini focused on the production and marketing of his salad dressing which he trademarked in 1948. He died in Good Samaritan Hospital on November 31956 in Los Angeles following a stroke at his home at 8738 Bonner Drive and was buried inInglewood Park Cemetery. His daughter took control of Caesar Cardini Foods Inc. Later, the label Cardini’s was sold to a third party. It is still popular and offers more than a dozen varieties of the original recipe.

 

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“Verace Pizza Napoletana”

277167814_9d7eaa7886_oSalerno – La Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro ha avuto l´approvazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico del progetto intitolato Verace Pizza NapoletanaQuesto progetto, data le sue caratteristiche innovative, è stato approvato in via prioritaria dal Ministero“, così esordisce il Presidente della Camera di Commercio Italiana di Rio, Raffaele Di Luca, che su questo progetto proprio in questi giorni di lavori della XVIII Convention delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, che si è conclusa oggi a Salerno, sta lavorando per il coinvolgimento fattivo della Regione Campania “sono un napoletano innamorato della mia terra, che malgrado i miei 58 anni continuo illudermi e sperare che le Istituzioni campane vogliano investire per il sostenere il patrimonio della Campania nel mondo“.

attivo di 90 milioni di abitanti.

In Brasile la pizza ha sofferto degli addattamenti alla realtà localeOltre agli aspetti culturali, non sono da sottovalutare gli aspetti della disponibilità o meno degli ingredienti considerati ideali. Sappiamo che la pizza napoletana è simbolo di italianità nel mondo, e quindi siamo convinti che far conoscere le differenze tra quello che in Italia è considerato come la vera pizza e quello che si consuma in Brasile nella stragrande maggioranza delle pizzerie locali, è una forma anche di divulgare i prodotti italiani quali ad esempio il pomodoro e l´olio di oliva insostituibili per la bontà e qualità del sapore nonchè di divulgare i luoghi di produzione e di degustazione dove la cultura del mangiar bene e sano è ancora un valore importante” spiega Di Luca.

277140871_f480ea54ae_oIl programma delle attività del Progetto della CCIE di Di Luca prevede: il Corso Maestro Pizzaiolo; Missioni di imprese campane del settore agroalimentar; Pubblicazione dal titolo ‘Pizza Verace Napoletana

Il Corso Maestro Pizzaiolo è destinato agli studenti di Gastronomia di due prestigiose Università di Rio de Janeiro e São Paulo, rispettivamente Universidade Estácio de Sá e Universidade Anhembi-Morumbi in partnership con l´Associazione della Verace Pizza Napoletana. “L’idea è utilizzare la metodologia dei corsi dell´Associazione della Verace Pizza Napoletana, addatandole alla realtà del mercato brasiliano ed appoggiarci su due strutture accademiche rinomate e che hanno l´infrastruttura adatta e le migliori forme di divulgazione verso il pubblico target; condizioni fondamentali per la realizzazione del corso“.

Promuovere missioni istituzionali ed imprenditoriali in partnership con le Camere di Commercio, Indutria, Agricoltura della Campania, e con ENCO Engineering & Consulting, azienda com sede a Napoli ed associata alla Camera di Rio, è l’altro punto programmatico. “Avvalendoci della sperienza della nostra Camera di Commercio nell´organizzazione di workshops tra imprese italiane e brasiliane e cogliendo l´occasione di un progetto dove il prodotto agroalimentare italiano DOC sarà messo in rilievo in diverse iniziative congiunte, realizzeremo una o più missioni di imprese del settore agroalimentare campano con lo scopo di aumentare l´export di prodotti alimentari campani verso il Brasile“.Infine, la Camera pubblicherà un libretto, dal titolo ‘Pizza Verace Napoletana‘, con informazioni storiche, peculiarità, fotografie e notizie del Circuito della Pizza Verace Napoletana. Il libretto sarà distribuito agli studenti dei Corsi Pizzaiolo, ai clienti delle pizzerie partecipanti del Circuito, agli associati della Camera e durante gli altri eventi del progetto.

La pizza è un triano per l’export dei prodotti campani, molte aziende lo hanno capito non da oggi, mi auguro che le Istituzioni finalmente se ne rendano conto e si mettano al lavoro” conclude Raffaele Di Luca.

Sono tre gli obiettivi principali del progetto: Preservare la tradizione della pizza napoletanaStimolare il turismo enogastronomicoPromuovere prodotti italiani collegati all’elaborazione ed al consumo della pizza

Il Brasile è un Paese che ha, oggi , una popolazione di 190 milioni di abitanti di cui almeno 30 milioni di cittadini residenti che vantano una discendenza ed un cognome di chiare origini italiane, un milione di persone attualmente é in possesso di passaporto italiano o con pratica presso il Consolato italiano in fase di rilascio ed almeno un altro milione di persone ha inoltrato richiesta di concessione del passaporto in base alle vigenti leggi dello Stato italiano in materia di cittadinanza.

La capitale dell´omonimo Stato, Sao Paulo, con circa 16 milioni di abitantivanta il primato di servirein media un milione di pizze al giorno“, con 8.000 pizzerie seguita dalla città di Rio de Janeiro con circa 3.700 tra pizzerie e ristoranti italiani. In tutto il Brasile la stessa pizza é al primo posto per preferenza alimentare, considerando la fascia socioeconomica attiva tra un livello medio basso e quello alto, parliamo di almeno un pubblico

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